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L’importanza di ascoltare | di Walter De Rosa

La gente non sa più ascoltare. Oggi si scrive, si scrive soltanto. Molto. A volte male. Si scrive sui giornali per riferire un’informazione alla gente. Si scrive sui libri per diffondere cultura ma non sempre sono degni di essere chiamati tali. Oggi scrivono tutti e sto scrivendo anch’io, male o bene giudicate voi. Pagine e pagine vengono fuori dalla penna di scrittori eccellenti e mediocri, che si confondono , si mischiano. Lo scrittore valente sforna un unico capolavoro. Poi solo opere minori. Quello mediocre, fa tutte opere minori. Ma nessuno ascolta più, questo è il dato. Cosa non si ascolta più? Che cosa preferiamo leggere piuttosto che ascoltare? Una moltitudine di cose, non poche. Pensiamo alla natura. Oggi e come ieri,d’altro canto, girano migliaia di manuali di botanica, romanzi ambientati in giungle o in foreste pluviali, circolano articoli di reporters inviati in paradisi naturali. Ma nessuno dal manualista al romanziere, fino al giornalista avrà forse mai ascoltato il rumore flebile della foglia mossa dal vento, o il crepitio mordace della pioggia che scalfisce il petalo di una rosa, o il tubare di una colomba, o il ruggito d’un grosso felino. Sono invece troppo impegnati a capire come è fatta una foglia, a contrattare la percentuale di guadagno con l’editore o nell’ultimo caso a inviare via mail l’articolo alla redazione. Pensiamo alla poesia. Nella società odierna ci sono più poeti, che bagni pubblici. Pochi riescono davvero a dare un’emozione con la loro lirica. Il resto è soltanto escremento metrico. Tutto perché domina una ridicola logica di corsa all’eccesso di produzione. Vige purtroppo la consuetudine che porta a credere che chi scrive tanto è un genio, chi scrive poco è una letterato povero di idee. Ecco perché allora poeti come Sandro Penna, Dino Campana,Ada Negri, Mario Luzi sono stati sempre eclissati dalla grandezza di altri come D’Annunzio,Carducci, Pascoli i quali contano molte più opere nel loro “curriculum vitae”. Eppure c’è molta più poesia in un unico verso di Penna che nell’intera produzione di Carducci e D’Annunzio messi insieme. Carducci era uno che leggeva tantissimo. Penna passava ore a contemplare la natura. In altri termini l’ascoltava. Nei tempi a noi più vicini accade lo stesso. Scrittori come Saviano sfornano un libro al giorno. Alla stesso modo romanzieri come King e Rowling. E vendono pure parecchio, questo è il bello. Ma la domanda nasce spontanea. Avranno mai trascorso del tempo ad ascoltare la realtà, questa gente che è troppo impegnata a pubblicare,pubblicare e sempre pubblicare? Non credo. L’invito non è quindi quello di scrivere poco, ma di guardarsi più attorno. E gli informatici, signori miei? Assurdi. Questi poi trascorrono poi la loro vita, a registrare codici di programmazione. La loro vita è un codice. L’informatico che riesce a creare sistemi per impianti hi-fi, double-surround e altre fantasticherie, avrà mai trascorso un minuto solo a sentire gli innumerevoli suoni che ci sono nella natura? Perché dobbiamo creare un impianto di alta qualità acustica, quando potremmo vivere benissimo soltanto sentendo semplicemente il cinguettare di un uccello alla finestra, o il fragore di un tuono, o l’onda che cozza sullo scoglio? Non lo voglio l’impianto surround, né voglio più questa smisurata quantità di libri. Voglio ascoltare il mondo che mi circonda, solo questo.

Walter De Rosa