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Contenuti e contenitori | di Michelangelo Giovinale

Il Monte dei Pegni, almeno così sembra, sarà restituito alla città. Quello che per molti sembra essere un punto di arrivo, ovvero la restituzione del palazzo alla città, in realtà potrebbe essere configurato come un punto di partenza, sintetizzabile in una semplice domanda: che ne sarà domani del Monte dei Pegni?
La restituzione del palazzo ad opera della SUN è certamente un atto dovuto, ma altrettanto dovuta, in una città complessa come Marcianise, è la necessità di tirar fuori la nostra realtà da decenni di immobilismo culturale dentro cui è scivolata, avviando “da subito” una significativa stagione culturale.
Stando al comunicato stampa emanato dalla Casa Comunale, le sorti di questo palazzo dipenderanno dalla capacità delle associazioni cittadine che, si legge, “sapranno certamente valorizzarlo con manifestazioni culturali di rilievo”.
In verità, non è la prima volta che si registrano proclami di questo tipo: anche per la Casa del Mutilato è intenzione di questa amministrazione affidarlo, alle sorti future delle Associazioni cittadine.
Si ha l’impressione, senza togliere nulla alle Associazioni, che ogni qual volta si è di fronte al dilemma della gestione culturale che interessa rilevanti strutture cittadine, si ricorra strumentalmente alle benevolenza delle Associazioni, sottraendosi a precisi doveri amministrativi in materia di gestione e di politiche culturali.
Sarebbe doveroso conoscere, in una città che vanta un patrimonio storico artistico di primissimo rilievo e che si dota puntualmente di un Assessorato alla Cultura, con quali modalità e contenuti si voglia avviare la risalita verso una realtà che sia attrattiva nella sua offerta culturale.
Invece, bando ai proclami, si ha la netta impressione che tutto sia lasciato al caso, ad una gestione occasionale e giornaliera della cultura, all’iniziativa sporadica e spesso faticosa di qualche associazione.
Se così fosse ancora una volta questa città sceglierebbe la via più breve, quella della convenienza politica e quindi, quella più populista ed elettoralmente più valida ripiegando “strumentalmente” sulle associazioni e, di fatto, non affrontando l’emergenza culturale che annichilisce la nostra collettività.
Il rischio futuro che corre il Monte dei Pegni è quello di divenire un generico “contenitore culturale”, con il fine di oliare interessi politici, attraverso anche lo sperpero dei soliti contributi alle associazioni, che molto spesso, dietro articolati statuti, celano la presenza del solo Presidente, del segretario e di un qualche membro.
Questa città non crescerà se si continuerà a confondere la cultura della conoscenza e del sapere con il divertimento o il tempo libero.
Non tutte le iniziative hanno fini culturali. Molte iniziative sono servite solo a riempire il ventre basso della città, un vuoto decennale causa di una mancata politica culturale.
A questa città servono “idee e contenuti nuovi” nuove forme di politica culturale, qualche sfida, e una vera cabina di regia, autorevole e istituzionale, per un rilancio dell’identità culturale dell’intera collettività, capace di formulare anche attraverso la nostra radice storica una offerta culturale che risulti stimolante.
Nell’albo delle associazioni comunali risultano iscritte circa 80 soggetti.
Se in linea teorica in ognuno di questi vi fossero in totale 20 “associati veri” il tema della vita culturale della nostra città, rientrerebbe fra le principali voci dell’agenda politica, facendo tremare i polsi al più distratto degli amministratori.
Così non è, tranne per qualche associazione che nel tempo continua a operare.
Fin quando il primo cittadino, l’Assessore alla Cultura, il Presidente della Commissione Cultura non sentano il dovere di spiegare, quale sia la loro strategia a “lungo termine” per il rilancio del Monte dei Pegni e del sistema cultura in città, con quali contenuti programmare sul versante amministrativo una nuova stagione culturale, la sete di cultura resterà al palo, intatta ed immutata “con o senza” l’Università in città.
Per cominciare basterebbe mettere il naso nelle diverse programmazioni culturali che sono promosse nei vari comuni della nostra provincia, che si affannano a rintracciare fondi, limare bilanci, costruire sinergie con le associazioni e naturalmente stilare programmi che, nel complesso non hanno certo il carattere dell’occasionalità.
Il ritorno del Monte dei Pegni è un volano straordinario, un “brand” per la nostra comunità, un marchio da promuovere.
Da anni restiamo a guardare gli altri, basiti, inchiodati all’incapacità di restituire dignità culturale a questa città, cioè a noi stessi. Siamo figli di una storia e siamo incapaci di scriverne una noi. Con il Monte dei Pegni è arrivato il momento di non prendersi più in giro.

Michelangelo Giovinale

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Alfonso Alberico - Marcianise

2 Comments

  1. Marco RUSSO
  2. Michelangelo