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Operazione “Ultimo Atto” contro il clan “Mazzacane”: agli arresti Domenico e Camillo Belforte. Sequestri di beni per 80 milioni di euro

Dalle prime ore dell’alba è in corso un’operazione nei confronti del clan camorristico “Belforte/Mazzacane” operante in Marcianise, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere e dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Roma coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha portato all’arresto di Domenico Belforte e del figlio Camillo Belforte. Da attivita’ investigativa, condotta congiuntamente dalla Stazione CC di Marcianise e dal Comando CC N.O.E. di Roma, è emerso che il predetto capoclan durante i colloqui in carcere con il figlio Camillo emanava direttive sulla gestione degli affari illeciti del clan che venivano poi rese esecutive dagli affiliati. Sequestrate società edilizie, auto di lusso e conti correnti bancari per un ammontare di circa 80 milioni di euro.
L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto della Procura di Napoli Federico Cafiero de Raho, e dai pm Raffaello Falcone, Maria Cristina Ribeira e Giovanni Conso. Dopo l’arresto del padre Domenico, dello zio Salvatore e dello loro rispettive mogli (Maria Buttone e Concetta Zarrillo) il giovane boss aveva ereditato la guida della famiglia criminale, conosciuta anche col nome dei Mazzacane, affidatagli dal padre Domenico, 54 anni, durante un colloquio avvenuto nel carcere di Biella nel corso del 2010.
Camillo Belforte gestiva gli affari illeciti, usura ed estorsioni a imprese e attività commerciali di Marcianise e i comuni limitrofi. E quelli “puliti”, facenti capo a imprese legali attive soprattutto nei settori dell’edilizia – con la Cami costruzioni e la MD Immobiliare – e dei rifiuti: con la Nico service ecologica, Biocom, Waste service e altre. Attività gestite non solo in Campania, ma anche a Roma. Nelle oltre duencento pagine dell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Alessandro Buccinio Grimaldi, figurano anche lavori eseguiti nella Capitale. Il percorso che ha portato all’arresto di Camillo Belforte è stato lungo e complesso.
Una prima mossa i militari del Noe di Roma del capitano Pietro Rajola Pescarini l’hanno messa a segno nel marzo 2009, con l’operazione che ha scardinato il sistema di società dei Belforte inserite nel ciclo dei rifiuti, in Campania e nel Lazio, pilotato da Pino Buttone, latitante, cognato del capo clan. Qualche mese fa Buttone si è costituito in carcere, messo alle strette dagli uomini del colonnello Ultimo  (l’ufficiale che arrestò Riina). Oggi, dopo due anni di appostamenti, intercettazioni e controlli patrimoniali incrociati il giovane capo dei Belforte è finito in cella.

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Alfonso Alberico - Marcianise

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