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Una battaglia culturale | di Salvatore Brillantino

A seguito della vittoria elettorale del Centrodestra nella tornata amministrativa di giugno, non ci si può esimere da talune riflessioni, che, fatte a cuore aperto e con onestà intellettuale, vogliono concorrere a tracciare la via per la ripresa politica del Centrosinistra a Marcianise.

Andiamo per ordine, rinvenendo motivi ed implicazioni:
1) Il doppio scioglimento del Consiglio Comunale ha gettato un’ombra fosca sul governo della Città, percepito dagli elettori come fallimento delle politiche del Centrosinistra, incapace quest’ultimo di rendere nota la vera sostanza della contesa politica sul secondo scioglimento: un manipolo di consiglieri appartenenti alla maggioranza, pugnali stretti, ha colpito, mortalmente, per eccesso di protagonismo, Fecondo e la sua maggioranza, prendendo a pretesto il decisionismo dell’ex Sindaco, fatto passare per un Cesare da pugnalare, ovviamente. Quel Cesare ha avuto il merito di lavare l’onta dell’infamia dal volto della città, il cui Consiglio era stato sciolto per presunte infiltrazioni camorristiche.
Lo stesso Cesare ha fatto superare la crisi del sistema industriale con una politica economica di riconversione, orientata al terziario avanzato e al commercio.
Una prospettiva giusta da perfezionare, naturalmente, se il tempo fosse stato dalla nostra parte. L’opposizione da parte sua con cinismo ha profittato della circostanza, portando a termine il disegno di destabilizzazione in vista del ritorno al potere, coltivato fin dall’inizio della consiliatura in maniera evidente.
2) Il PD ha dato la prova più bassa di se stesso, degenerando in una rissa cronica, che ha fatto saltare gli equilibri interni: le varie anime ed i vari interessi si sono a tal punto scontrati da far deflagare un partito che è portatore di una idea rispettabile e condivisibile. Anche in questo caso molto ha potuto la deriva amorale ed individualista di coloro che hanno abbondanato il campo di battaglia per posizionarsi in campo contrario, contribuendo alla vittoria.
3) La formazione dei Popolari Democratici sotto la guida di Pietro Squeglia non ha avuto il tempo di dispiegare tutte le sue energie e potenzialità per far conoscere i valori ideali e programmatici che mette in campo.
Un difetto di comunicazione, unito ad insinuazioni strumentali, ha fatto pensare ad errati posizionamenti e impossibili alleanze. La percezione che si è avuta è stata quella di una ennesima formazione nostalgica della vecchia DC con la volontà di farla rivivere. Il movimento, che pure è stato guardato con interesse dagli elettori, dovrà decidere sulle prospettive del centro ed interrogarsi sulle possibilità di dialogo con chi è leggero, fluido e tattico.
4) Il tentativo di fondere le forze di Centro per un impegno comune che rompesse lo schema del Centrodestra per una riconversione politica al Centro è fallito.
Uguale sorte ha avuto l’allineamento del Centrosinistra, che è andato in ordine sparso alle elezioni. Ne è derivata una frantumazione che è stata bocciata dalla volontà chiara degli elettori orientata a scegliere aggregazioni forti.
5) Il Centrodestra ha candidato a Sindaco un galantuomo, un professionista dal volto pulito, un Benigno Zaccagnini, se è lecito paragonare il grande con il piccolo. E’stato percepito dagli elettori come il nuovo o meglio il personaggio un pò defilato dalla politica politicante, inserito molto validamente nell’ambito professionale e, dunque, poco politico e molto professionista. Come Zaccagnini rappresenta il volto buono di una aggregazione o se si preferisce un cartello elettorale, nelle cui fila sono presenti personaggi conoscitori della macchina amministrativa, ben inseriti nei gangli del potere e ben attrezzati a trasformare tutto quello che toccano nell’oro dei vantaggi personali e clientelari.
6) Il Sindaco Tartaglione avrà come primo impegno irrinunciabile di provare la sua autonomia, che pure ha affermato di rivendicare.
Egli ha a disposizione molti atti amministrativi varati dalla Giunta Fecondo ed approvati dal Consiglio comunale, come il piano triennale delle opere pubbliche, che può gestire facilmente nell’interesse della Città. Ma deve fornire un’idea sulle prospettive future della Comunità, coinvolgendo l’opposizione, che non si sottrarrà certo al confronto. L’idea implica il futuro del Polo commerciale, il Centro storico, la legalità, la qualità della vita, l’ambiente, il mondo giovanile e quello culturale.
E’ chiamato, insomma, a dar conto agli elettori di un piano organico di civiltà democratica, che sappia non rinnegare il passato, semmai continuare a governarlo nel quinquennio, integrandolo di ulteriori opportunità e prospettive di crescita. Una tale onestà intellettuale gli darebbe ulteriore onore. Una Città vive nella sua continuità storica; interrompere le fasi o peggio cancellarle significherebbe tornare all’anno zero. La storia non può essere fermata, se si è intelligenti, si può solo correggere qualcosa in positivo nell’interesse collettivo.
In questo scenario avremo modo di verificare l’autonomia del Sindaco.
7) Quale giunta si appresta a varare? Ci auguriamo naturalmente di alto profilo, ma gli appetiti arretrati di partiti ed uomini già si fanno sentire e all’orizzonte si stampa la solita distribuzione sulla base dei risultati elettorali. Vorremmo, onestamente, che non si commettesse lo stesso errore fatto in passato circa designazioni rivelatesi non all’altezza dei compiti assegnati.
Da questo quadro discende la necessità di porre alcuni punti fermi per il rilancio del Centrosinistra a Marcianise e per dar vita ad una opposizione costruttiva.
La volontà è quella di chiamare a raccolta tutte le forze che propugnano un’idea progressista della società, nella prospettiva di edificare una casa comune di progressisti e riformatori, abbandonando posizionamenti individuali e rendite di potere. Si tratta di sostenere una battaglia culturale per l’affermazione di una autentica democrazia. Si sono affermati in fondo due modelli sociali sulla base di due proposte politiche: la Destra liberale e la Sinistra liberale antitetiche per formazione, modo di essere e di concepire la storia, la cultura e l’economia.
La Destra liberale attenta al mondo della produzione e ai suoi alfieri, conservatrice, alla quale nelle democrazie europee avanzate va riconosciuta la valenza politica; la Sinistra liberale sostenitrice del modo del lavoro, dei lavoratori e di una maggiore giustizia sociale, cui vanno aggiunti i valori fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa, sostenuti dai cristiano-sociali.
Ora in Italia la Destra liberale è diventata Destra liberista, incentrata sull’ homo economicus rappresentata da un leader ammalato di onnipotenza fino a mettere in discussione i principi democratici su cui si regge lo Stato, sanciti dalla Costituzione.
A questo proposito aveva ragione Indro Montanelli “ La Destra in Italia, non è andata mai al potere senza alzare i manganelli”. Ed anche questa volta con la Destra si sono chiusi gli spazi democratici ed i manganelli sono il lodo Alfano, le leggi ad personam, il conflitto di interessi, il soffocamento della giustizia, l’irresponsabile ottimismo ed il qualunquismo. Un cesarismo ormai chiaro che, grazie a Dio sta rivelando le sue crepe, le sue incongruenze, la sua pericolosità.
Contro questa Destra dobbiamo combattere, dunque, una battaglia culturale, che deve avere come centro la riunificazione delle forze riformiste, progressiste e cattolico-democratiche. I temi etici, va detto per inciso, sono trasversali ai partiti e rientrano nella sfera della coscienza personale. Su di essi è bene che si pronunci il popolo.
A noi resta il dovere di mettere insieme organicamente tutti quelli che con spirito rinnovato si oppongono all’indifferenza sociale del liberismo.
Un’unione fondamentale su un obiettivo comune: vincere una battaglia culturale contro i retaggi del passato e la politica spettacolo, pur nella salvaguardia delle proprie identità.

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Alfonso Alberico - Marcianise

37 Comments

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