Sembra uno scherzo di carnevale ma, purtroppo non lo è. 17 Consiglieri Comunali (11 dell’opposizione e 6 della ex maggioranza) hanno presentato le loro dimissioni nelle mani del segretario comunale determinando, come prevede la legge, lo scioglimento del Civico Consesso. Si tratta del secondo scioglimento nella stessa consiliatura (il primo fu determinato dal Ministero degli Interni per sospette infitrazioni della criminalità organizzata e poi annullato dal Tar della Campania), che denota come la seconda esperienza di Fecondo alla guida della Città di Marcianise fosse nata sotto cattivi auspici. Ora il Comune sarà di nuovo commissariato fino alle prossime elezioni amministrative che si dovrebbero tenere già il prossimo giugno in concomitanza con le competizioni elettorali europee.
Ma veniamo alla cronaca. La voce della raccolta delle firme si era diffusa già dalle prime ore della giornata di lunedì quando alcuni consiglieri comunali di maggioranza (Angelo Grillo e Franco Mastroianni, facenti capo al neo gruppo Forza Marcianise, il consigliere eletto nelle fila dello Sdi Gaetano Tartaglione e 3 del Partito Democratico: Pasquale Tartaglione, Tommaso Valentino e Angelo Golino) avevano fissato un appuntamento con il notaio Iodice in via Duomo per il deposito delle firme di dimssioni. A questi si sono aggiunti 11 consiglieri di opposizione (7 dell’Udc, 3 facenti capo al Pdl, 1 indipendente).
Restano da comprendere le ragioni politiche che stanno alla base di quella che appare come un atto di pura follia. Solo la follia, infatti, può far rimpiombare la città nel baratro lasciandola di nuovo senza guida politica dopo che una sentenza storica gli aveva ridato l’onore illegittimamente perso.
Determinante per ottenere il raggiungimento delle firme necessarie per lo scioglimento è stato il lavorio, secondo gli addetti ai lavori, del Consigliere Provinciale del Pd Angelo Golino e del Presidente del Consiglio Comunale Salvatore Bizzarro, anche se quest’ultimo ha rinunciato a firmare visto che la sua firma era superflua. Ispiratori di una congiura che per adesso appare ai più come una prova di forza senza respiro politico. Un salto nel buio per la città che, al contrario, dopo la brutta esperienza commissariale si aspettava un governo solido e attento ai problemi dei cittadini. Aspettative che il Sindaco Fecondo, uscito pulitissimo dalla brutta vicenda dello scioglimento, voleva assecondare rinnovando la giunta e rendendola più efficiente. Tentativo che agli occhi della vecchia politica marciansiana è sembrato troppo rivoluzionario ed ha cercato di impedirlo a tutti i costi anche con l’interruzione traumatica di questa esperienza amministrativa.
Si dimettono 17 Consiglieri Comunali: cade amministrazione comunale
25 Feb 2009
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Il presente volantino é stato distribuito in Piazza, domenica I marzo.
‘O strummulo tric e ‘a funa corta!
Una trottola traballante e la fune corta)
La notizia dello scioglimento del Consiglio comunale non é stata bella per me, perché ha confermato ulteriormente che la politica a Marcianise è morta. Non l’ho vissuta come la rottura di un idillio, anzi ho sempre ammirati i monarcomachi (coloro che avversano il potere assoluto dei re), ma non mi sono politicamente chiare le motivazioni della monarcomachia, anche se umanamente comprensibili.
La storia ci insegna che ad armare la mano dei tirannicidi furono grandi ideali politici; ne sono esempio Bruto, uccisore di Cesare, il monaco Jacques Clement, uccisore del re di Francia Enrico III e Gaetano Bresci, uccisore di Umberto I.
Fatte le debite differenze, di motivi politici o ideali non ne vedo molti nell’azione “tirannicida” dei Consiglieri, che hanno voluto la morte del nostro “re”.
Avrei voluto che la “morte” fosse stata decretata da uno scontro politico tra le diverse visioni dei problemi che affliggono la Città ed il modo di affrontarli.
Niente di tutto questo: gli 11 consiglieri della minoranza del centro-destra hanno ritenuto che era una buona occasione per ritornare ad amministrare la Città; i 6 della maggioranza sono stati travolti da, più o meno legittime, aspirazioni o da risentimenti di comprensibile rabbia per il comportamento del Sindaco.
E la Città, già male amministrata nel passato, offesa da un decreto di scioglimento del Consiglio per infiltrazione camorristica, bloccata da un’insipida gestione commissariale, non trova la forza per risollevarsi.
Sperai che il reintegro dell’Amministrazione avrebbe prodotto uno scatto d’orgoglio della classe politico-dirigente, che si sarebbe unita in uno sforzo collettivo, pervenendo ad una forma di governo di solidarietà cittadina, invece sono prevalsi, nuovamente, i deliri di onnipotenza, gli inciuci, gli arrivismi, i padroni del vapore!
Come era da prevedersi, sono mancati i presupposti culturali che vogliono l’impegno
politico come servizio alla collettività; sono mancate ai padroni del vapore le qualità
più richieste dalla politica: l’umiltà e la capacità di mediazione.
Questa volta, veramente, il Sindaco, ritenendo di stare in una botte di ferro, l’ha fatta grossa, pubblicando la dichiarazione: “…faccio da solo…non ho bisogno dei partiti”, dimenticando che la fascia tricolore era un dono dello sforzo di uomini e donne dei partiti del centro-sinistra!
La strafottenza, l’ingratitudine, la megalomania si possono barattare con il sacrificio della Città?
Percome stavano le cose non poteva non succedere quello che è successo: una maggioranza rissosa, senza una guida capace di mediare con pazienza, non sarebbe andata da nessuna parte, non avrebbe cavato un ragno dal buco. Se fosse andata avanti, quest’Amministrazione sarebbe arrivata ad uno stato comatoso,vegetativo, permanente e, in questi casi, propendo per l’eutanasia (morte indolore, provocata).
Come si salta questo fosso?
Le prossime elezioni possono essere un’occasione di candidatura per tutte quelle persone oneste, capaci e di buona volontà, che, deluse dalla politica, finora si sono fatte da parte, lasciando spazio ad arrivismo e calcolo. Ai cittadini un solo invito: siate accorti e diligenti nella scelta dei vostri rappresentanti.
Alberto Marino
Egregio Prof. Marino è sempre un piacere leggere i suoi scritti. Personalmente non sono all’altezza della sua cultura intellettuale però, mi permetta, preferisco leggere piu’ i suoi testi tra i quali cito su tutti quelli su Domenico Santoro e il ricordo di quell’amicone che era il buon Luigi “Cuscillo”. Non mi piacciono però le analisi politiche da Lei enucleate su questo blog. Nella mogliore delle ipotesi debbo ritenere che Lei ancora insegue quell’utopia maxsista che ai giorni nostri fa parte dell’obsolescenza politica. Nei suoi scritti dissacra tutto e tutti alla ricerca di una classe politica formata da cittadini inclini ad ogni vezzo di materialismo che agiscono in nome e per il bene del popolo. Purtroppo non è così. Oggi il cittadino di strada, non vincolato a nessuno schieramento politico o familiare deve scegliere il male minore per la città.
Nella cattiva delle ipotesi debbo ritenere che lei oggi dissacra questa sinistra perchè è libero da vincoli familiari. Non mi pare che nella scorsa consiliatura Lei sia stato così critico con quella parte politica eppure sostanzialmente i componenti la maggioranza erano gli stessi, sindaco compreso tranne qualche piccolo partito dell’estrema sinistra. Mi creda io l’ammiro però le sue analisi politiche non sono credibili hanno sapore di astio. Non me ne voglia.
…..e scegliere per il male minore vuol dire smettere di pensare ad un mondo migliore?
Caro Tatonno,
sulle mie convinzioni politiche e sulle mie analisi si possono fare tutti i commenti: non condividere il mio vetero-comunismo, di avere la testa tra le nuvole, di fare analisi strampalate.
Accetto tutto e, quando posso, cerco di chiarire le mie idee.
Non mi piacciono, però, le fesserie: non è vero che non ho attaccato l’Amministrrazione Fecondo, quando mio figlio era assessore e non é vero che nella mia critica politica ci sia astio.
Solo per favorire la tua memoria, ti ricordo che ho tenuto un comizio in Piazza, durissimo nei confronti dell’Amministrazione,proprio quando mio figlio era assessore.
Gli affetti familiari non hanno mai condizionato la mia visione politica, tant’é che mio figlio, quando c’é stata la scissione del Prc, se ne é andato coi comunisti italiani ed io sono rimasto in Rifondazione.
L’astio? Non so proprio dov’é di casa, neppure per l’cerrimo nemico!
Stammi bene. Alberto Marino