“Superate le incertezze che fanno da cornice ai margini di un processo costituente resta, per coloro i quali hanno trovato nei Popolari Democratici la loro ragion d’essere, chiedersi con quale spirito si debba “ri – nascere” a partire proprio da una costituente.
In questi giorni e tanto, si sente parlare di rinnovamento dei tempi e dei modi del fare politica, come se fosse scontato intendersi sul significato di questo termine che, invece, a seconda di chi ne fa uso, cambia e assume un significato diverso.
Ciò che mi viene da pensare è che, a caratterizzare l’adesione alla nuova costituente di centro, guidata dall’On. Piero Squeglia, sia un senso di insoddisfazione proprio verso tutti quei significati che si è cercato di attribuire, a destra come a sinistra, a questa espressione.
Non ho mai creduto che per realizzare “cose nuove” si debba passare per una sorta di epurazione di ciò che a molti appare come “ormaoi” “vecchio” e superato.
Tutto ciò che si propone come nuovo è sempre costituito da due parti in perenne lotta fra di loro.
Da un lato “l’inedito”, qualcosa o qualcuno che non si è mai mostrato e che all’improvviso esce allo scoperto, dall’altro c’è tutto ciò che è già stato, il passato, la storia.
Da persona senza un passato politico, non riesco comunque a formulare o solo pensare qualcosa di “politicamente nuovo” senza avvertire la necessità di confrontarmi con la tradizione e il dibattito politico che la mia terra ha prodotto in questi anni.
Contrariamente a quanto sembra pensare la maggior parte delle persone, tutto questo, per me, costituisce una ricchezza e non un limite.
Sono convinto che le giovani e le “vecchie” generazioni abbiano ruoli diversi ma armonici in questo processo di rinascita a cui è chiamato l’intero paese.
Credo che i giovani si debbano autonomamente riappropriare dell’opportunità di offrire al dibattito politico concreti elementi di rinnovamento, attraverso un impegno diretto e partecipato.
Ciò che dovrebbe, a mio parere, costituire l’anima di un nuova formazione politica è la definizione del ruolo dei giovani in politica, superando, da un lato, il luogo comune che vede la loro presenza nei partiti relegata a ruoli marginali e secondari, dall’altro il formale richiamo alla “questione giovanile” e al ricambio della classe dirigente, non come vero interesse ma solo come tema utile a catturare consenso.
D’altronde per consentire un naturale ricambio generazionale della politica e della sua classe dirigente, occorre un atto di responsabilità da parte di coloro che fino ad oggi hanno rappresentato la politica a più livelli.
Per far si che le giovani generazioni raccolgano il testimone dalle vecchie e arricchiscano tramite il loro contributo l’azione politica è necessario che qualcuno glielo porga.
Il processo di formazione della futura classe dirigente politica è affidato a chi fino ad oggi ha ritenuto di interpretare, “bene” ma molto spesso “male”, i problemi del paese.
E’ evidente che per insegnare qualcosa a qualcuno si debba prima essere certi e consapevoli delle proprie idee e tradizioni.
Meglio dirlo subito: in questa stagione politica sarebbe meglio se non ci fosse spazio per chi voglia cogliere l’opportunità di un cambiamento al solo scopo di sopravvivere politicamente continuando a salvaguardare il perimetro dei propri interessi.
Tra le coincidenze che potrebbero essere di buon auspicio alla nascita dei Popolari Democratici vi è il luogo all’interno del quale si è ufficializzata la costituente del movimento, ovvero l’Hotel intitolato a Vanvitelli.
Uscendo dai luoghi che avevano ospitato l’evento e interrogandomi su cosa fare per il prossimo futuro di questa terra, ho pensato che il modo più semplice per guardare avanti sarebbe stato, ancora una volta, quello di volgere gli occhi al passato, a partire proprio da lui, Luigi Vanvitelli, che nei solchi di questa terra ha seminato il gene del progresso”.
Michelangelo Giovinale
Spesso l’innovazione è l’arma per l’esclusione.
condivido che i giovani si debbano autonomamente riappropriare dell’opportunità di offrire al dibattito politico concreti elementi di rinnovamento, attraverso un impegno diretto e partecipato.
condivido la necessità di un confronto con la tradizione politica della propria terra
NON condivido il Ri-nascere attraverso un movimento fatto da mummie sacre (chi sono e dove sono i giovani che dovrebbero osservare ed apprendere dalla tradizione ?)
quanti degli adepti di Squeglia rinasceranno dalla costituente?
… sono già abbondantemente adulti e con poca voglia di mettersi in discussione,
non a caso il loro massimo riferimento è la DC, forse perché è l’unica cosa che conoscono.
Ho la paura che sono dei nostalgici e per di più senza casa, o ancora peggio …senza voglia di innovarsi, dico meglio senza voglia di confrontarsi con la contemporaneità.
Caro Michelangelo, mi sapresti dire almeno una cosa in cui individuare il “gene del progresso” che il tuo vate, Pierino Squeglia, ha seminato se non per i suoi interessi?
Guardo alla politica a prescindere dagli uomini e mi spiego meglio.
In questi giorni si assiste a livelli “indecenti” di personalizzazione della politica e soprattutto al “vuoto” dei contenuti che apre al mercato delle promesse, parte recitata da ciascuno degli attori in corsa.
Trovo precise e mirate le note che mi vengono rivolte nell’attenta analisi del primo commento al mio intervento.
Le condivido e le sento mie e sento mio il disagio in merito alle capacità di chi, fino ad oggi, ha occupato la scena politica locale.
E’ altrettanto vero che chi ha assistito agli incontro promossi dai Popolari Democratici ha potuto registrare la qualità delle riflessioni che il movimento propone, ben sollecitando il dibattito politico, su questioni locali e di portata nazionale.
Per mia indole a nessuno nego l’opportunità di “ri-nascere” a “nuova politica”, se il terreno dell’analisi e lo spirito di partecipazione è qualitativamente valido e merita attenzione.
Sarei cauto nel far coincidere il miglioramento della politica con il solo cambio degli uomini, soprattutto se per politica si intende la gestione del potere e non la capacità di analisi su temi a cui bisogna dare concrete risposte.
Per coloro che nulla hanno prodotto nel passato, nulla produrranno nel futuro e non vi sarà spirito costituente che tenga, ma la politica di rinnovamento a tempi di fermentazione lunghi, e forse se i giovani si riappropriassero della politica a prescindere dalle “mummie” il processo di rinnovamento sotto qualunque bandiera sia sarà la testata d’angolo per le future generazioni.
Michelangelo Giovinale
… Come parli(scrivi) bene, ma c’è differenza tra sogno e realtà;
c’è una poesia per l’occasione (Il testo della poesia è di Martha Medeiros, giornalista e scrittrice brasiliana nata nel 1961)
Lentamente Muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che
fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi e’ infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia
aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non
risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere
vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto
di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida felicita’.
… e si, quest’azione (quella della costituente) ha un odore ceppalonico.
Cara Ape maja,
Tu più di noi sai che per nutrirti devi succhiare il nettare da fiore in fiore per poter sopravvivere,
dalle tue parole è chiaro che hai visto un prato fiorito e ti sei fermato…..pensando di poterti nutrire a sufficienza….
Ma fai attenzione quel prato non si trova nel tuo territorio……..
E’ troppo lontano e quando e se lo raggiungerai….. Sarà troppo tardi………..!!!!!!!!!!!!!
E’solo la riproduzione di un prato che spetta ad altri………
Forse non ti sei accorto che qui qualcuno sta lottando per te….
per poterti consentire di volare da fiore in fiore liberamente.
Quest uomo ha visto che quel prato che ti ha tanto allettato era solo una illusione…..e per tè!!! ha deciso di ricrearne un ltro……..
Sta piantando tanti boccioli ……Ora bisogna solo aspettare…..che sboccino……io ho tempo ho 26 anni………e credo che lo abbia fatto più per noi che per lui…….visto che abbiamo più tempo per aspettare….Avrebbe potuto……… accodarsi come fanno molti…….ma non sarebbe stato più il mio idolo………
complimenti A volte ritornano…belle parole! Condivido in pieno!
Quando l’uomo uscì dallo stato “animalesco” e cominciò ad osservare il mondo che lo circondava, vide alcuni fenomeni fantastici.
Vide i lampi in cielo, e si spaventò.
Vide le ondate del mare che distruggevano le coste, e si stupì’.
Udì il tuono, e ne fu terrorizzato.
Vide che gli alberi, periodicamente, gli davano dei frutti che lui, senza fatica, poteva mangiare, e felicemente si meravigliò.
Vide il fulmine che uccideva e distruggeva le cose e ne rimase pietrificato.
Di fronte a questi fenomeni che lui non capiva, rimase senz’altro esterrefatto, si stupì e cominciò a farsi delle domande; ma per un certo periodo di tempo non trovò risposte. Mi auguro che coloro che oggi sono spaventati perchè ignari di quasto movimeto un giorno inizino a porsi delle domande……..
Spero non sia tardi
Io credo che la vitalità di ogni essere umano risieda nella propria individualità, nel continuo, inarrestabile confrontarsi con gli altri, con la realtà che lo circonda e addirittura con se stesso. Ogni essere umano è un universo di esperienze, di emozioni, di sensazioni, ed un mare in tumulto di sentimenti, su cui si erge maestosa la vera essenza dell’uomo stesso. Un universo unico ed inimitabile, in perenne, costante evoluzione. Siamo diversi gli uni dagli altri e rivendichiamo con forza e determinazione questa nostra unicità, seppure, infine, è proprio questa nostra diversità che per assurdo ci rende simili.
Proff. continua come hai sempre fatto
Una parte di uomini opera senza pensare,
una parte pensa senza operare,
pochi operano dopo aver pensato.
Noi lo facciamo
Bene Michelangelo.
Quando L’Ape Maja succhierà i fiori della nostra campagna si accorgerà degli Onorevoli Zinzi e Squeglia, che non hanno fatto niente per salvare la nostra campagna,piena di diossina ed altro. Poveri Onorevoli si sono sacrificati ed hanno combatutto per noi? con questi risultati.
io sono un Ape che punge ma che non succhia !
mi nutro nel mio onesto ed amorevole giardino.
Daria e Nica vivete a Marcianise?
…siamo uomini senza pensare, …senza operare,…pochi pensano e sono il prof.Squeglia e il dottore Zinzi. Tua Barbara
In dubio pro reo
Serit arbores, quae alteri saeclo prosint.
Pianta alberi, che gioveranno in un altro tempo.
Sono rimasto deluso quando ho letto l’articolo bellissimo scritto da Michelangelo Giovinale, che conosco personalmente e credo sia una persona culturalmente valida e al passo con i tempi.
Non capisco, cosa ci trovi di interessante in questa balorda operazione di Squeglia e mi stupisce che Giovinale non sia preoccupato di finire nel carrozzone in compagnia di certi personaggi che fino ad oggi hanno formato la squadra dell’on. Pierino.
Squeglia non ha mai avuto nessun interesse a circondarsi di persone in gamba.
In questi giorni nelle uscite pubbliche intorno a lui i personaggi erano sempre gli stessi e tutti disdicevoli, e l’analisi di Giovinale sul Ri-nascere è solo un sogno, perchè l’unico vero obbiettivo dei Popolari Democratici è il potere …. e continueranno a rovinare Marcianise, così come hanno fatto fino ad oggi.
E’ ragionevolmente comprensibile il tono “alto” e il contenuto “acido” che ha fatto da coda agli articoli di questo blog in merito ai Popolari Democratici e al suo leader.
Tra le righe di alcuni interventi, quasi sempre, si legge una frequente tentazione al commento personalistico, un tantino avvelenato, quasi fosse la politica una riunione di condominio e non il confronto sereno e pacato sul senso delle cose, e della vita.
Una “novità” è sempre un terremoto e, più profondo è, più crea disagio, agitando comprensibile confusione.
Inoltre, per i Popolari Democratici, il dover affrontare in piena campagna elettorale la divulgazione di un movimento, la corretta linea politica da spiegare, gli incontri per ritrovarsi e capirsi sul da fare, non è stata cosa facile, soprattutto quando gli “altri” in “corsa” sono dotati di apparati di comunicazione con rilevanza nazionale, filtrati da strutture collaudatissime ed efficaci.
E’ strano a dirlo, ma ci sono terremoti e terremoti e quello dei Popolari Democratici è, “almeno” nelle intenzioni, un terremoto “buono”.
E vorrei anche poter dire a chi è particolarmente deluso, che questo terremoto pone una questione di riorganizzazione di forze e, se l’epicentro del sisma è il “volgere” la politica “al meglio”, lo spirito con cui si guarda al futuro non può essere, e credo non sarà, la fotocopia del passato.
Mi sembra questa, una buona ragione che mi lascia sereno, tanto da raccogliere una sfida, senza nulla pretendere, provando a capire ed interpretare senza necessariamente prendere una parte attiva nelle vicende politiche locali.
Il mio percorso formativo affonda le sue radici nello studio dell’arte, che, solitamente, è emblema di individualità e rifiuto di omologazione.
Non riesco, quindi, nemmeno in questo caso, a pensare un cambiamento che debba essere rigidamente inquadrato in uno dei due schieramenti proposti dalla politica come vincenti. Preferisco stare dalla parte di chi per cambiare non ha ricette pronte e piani prestabiliti ma necessita, prima ancora di proporsi come forza politica, di una riflessione e del contributo di tutti.
Mi sento molto vicino al pensiero di Daria, per ciò che scrive e soprattutto per la sua straordinaria capacità di “infilare ad arte” nel bel mezzo della riflessione politica un tantino obsoleta il “valore” della “passione” che ci rende simili” e… se tanto da tanto, risultino anche “impopolari” questi Popolari Democratici, tanto sarà, come sempre, il corso degli eventi a mettere in luce ciò che ancora è in ombra, e giudicare chi di noi aveva torto e chi ragione. Ma fino a che questo momento non sarà giunto, credo che a discutere e riflettere su ciò che riguarda e deve riguardare tutti noi, non si perda tempo e si guadagni consapevolezza.
Michelangelo Giovinale