Riceviamo e pubblichiamo da parte dell’Udc questo documento dal titolo: “Politica e Dirigenza: una riflessione sulla legge che disciplina gli scioglimenti dei consigli comunali”.
Il decreto legislativo n° 267 del 2000, oltre che inefficace è carente nella parte in cui non individua le opportune misure “cautelari” da applicare nei confronti del Segretario Comunale e della Dirigenza.
Il politico ed il burocrate, infatti, rappresentano le due facce della stessa medaglia: “la mente” il primo (per essere titolare delle funzioni di indirizzo e controllo) ed “il braccio” il secondo (a cui compete la gestione amministrativa, tecnica e contabile). Entrambe concorrono alla produzione di provvedimenti e/o di fattispecie rilevanti sul piano amministrativo e giuridico. L’oggetto della “produzione” è costituito dal programma politico amministrativo elaborato e presentato dal Sindaco durante la campagna elettorale ed è tradotto in provvedimenti amministrativi e tecnici dalla dirigenza comunale sotto l’alta vigilanza del Segretario Comunale. Volendo distinguere, poi, le responsabilità politiche da quelle gestionali, bisogna sottolineare che all’attuazione del programma si può pervenire in maniera condivisa o conflittuale.
Nel primo caso, “condivisione”, i meriti (non rinvenendosi mai, purtroppo, casi di demerito) sono ripartibili in misura uguale tra il politico e la dirigenza: il primo con la eventuale rielezione e con la legittima aspirazione ad incarichi più importanti; il secondo con la percezione dell’indennità di risultato quantificata, in misura percentuale rispetto agli obiettivi raggiunti, dal Nucleo di Valutazione nominato dal politico e del quale fa parte di diritto il Segretario Comunale.
Nel secondo caso (conflittualità), invece, ed a seconda della circostanza, il merito e/o la responsabilità diventa personale ed è riconducibile in modo inequivocabile alla parte che ha determinato o che ha influenzato l’andamento dei “lavori” sì da ottenere un prodotto di ottima o pessima qualità.
L’applicazione delle misure “cautelari”, di cui è cenno sopra, troverebbero applicazione, (nel caso della conflittualità) nei confronti della parte che ha operato in modo non rispondente ai principi della correttezza amministrativa, ma anche, indistintamente, nei confronti di coloro che hanno realizzato un “prodotto” condiviso (cioè quando tra il politico ed il dirigente v’è “unità di vedute”).
Del resto, tale orientamento si potrebbe rinvenirlo implicitamente nella giurisprudenza formatasi in questi ultimi anni sulle ragioni che possono determinare lo scioglimento del Consiglio.
Secondo il Consiglio di Stato l’adozione di tale provvedimento sanzionatorio non è conseguente “all’accertamento di specifiche responsabilità dei singoli amministratori …” né può “ritenersi ostativa all’emissione del provvedimento la inesistenza di comportamenti penalmente sanzionabili in quanto la valutazione delle acquisizioni probatorie in ordine a collusioni e condizionamenti con la criminalità deve essere effettuata globalmente senza estrapolare singoli fatti od episodi al fine di contestarne l’esistenza o diminuirne il rilievo …” Ed allora, se l’azione amministrativa è stata caratterizzata da un’attività di programmazione e di realizzazione “condivisa”, è giusto ritenere che la responsabilità del risultato negativo di quel “connubio politico/dirigenza” ricada solamente sul politico al quale la legge attribuisce la sola funzione di indirizzo e di controllo, ma non anche quella operativa e gestionale di esclusiva competenza del dirigente?
Analogo discorso coinvolgerebbe di fatto anche il Segretario Comunale in quanto occupa, nell’organizzazione del Comune, un posto centrale e di rilievo.
Allo stesso, infatti, sono attribuiti compiti di collaborazione e funzioni di assistenza giuridico-amministrativa nei confronti degli organi dell’ente.
Egli viene nominato dal Sindaco in ragione di un rapporto fiduciario, ne dipende funzionalmente ed attua le direttive degli Organi elettivi; partecipa (e non: assiste) alle sedute della Giunta e del Consiglio Comunale; coordina e vigila sull’azione dei dirigenti e sovrintende alla loro attività ricordando che:
a) Spetta ai dirigenti la direzione degli uffici e dei servizi secondo i criteri e le norme dettati dagli statuti e dai regolamenti.
b) Spettano ai dirigenti tutti i compiti, compresa l’adozione degli atti e provvedimenti amministrativi che impegnano l’amministrazione verso l’esterno.
E’ evidente che in una siffatta costruzione dell’ente comunale risultano, come detto, assolutamente inefficaci le misure previste dalla norma vigente. Sarebbe necessario «il livello dirigenziale, responsabile della gestione, sopporti le conseguenze della propria condotta che, sebbene immune da rilievi di ordine penale, concorra a fondare la proposta di scioglimento formulata dal prefetto. In tale ottica, è necessario introdurre modifiche alle norme vigenti prevedendo la possibilità di un commissariamento dell’ente locale limitato all’area gestionale-tecnica, da realizzare mediante la nomina di un commissario straordinario con le funzioni del direttore generale con poteri di avocazione delle funzioni gestionali, amministrative e finanziarie dei servizi interessati.» (vedi, tra le altre, la proposta di legge n. 2014 del 30 novembre 2006 di modifica al decreto legislativo in materia di scioglimento dei consigli comunali). In questo senso riteniamo che sia necessario riprendere le fila di quei discorsi nelle opportune sedi legislative. Riteniamo anche che la Commissione istituita presso il Comune di Marcianise, con la assegnazione del personale in posizione di sovraordinazione (art. 145 d. lgs. n° 267/2000), predisponga ogni altra iniziativa idonea ad assicurare discontinuità rispetto al recente passato.
osservazioni giustissime, finalmente su questo portale(che comunque è estremamente interessante e seguito)dei veri contenuti e spunti seri e concreti che possono far riflettere
Sono d’accordo con l’Udc. Anzi avrei un’altra proposta: visto che più del 60% dei marcianisani ha votato per Fecondo, individuiamo tutti gli elettori e nominiamo un sovrintendente per ogn’uno. Ma si, dai, ci divertiamo……
Si è così. Sono completamente d’accordo con voi. Finalmente un partito con le palle. E’ anche là che c’è il marcio, negli uffici del palazzo, dove i dirigenti continuano imperterriti a farsi i fatti loro a discapito dei cittadini. E’ necessario riprendere la proposta di legge presentata da Pierino Squeglia nella scorsa legislatura.
Vorrei che qualcuno mi spiegasse meglio il senso di quanto detto; si ritiene che la dirigenza amministrativa del comune abbia responsabilità relativamente all’adozione di provvedimenti non sanzionabili sul piano penale ma che pure hanno dato adito a censura o che addirittura hanno concorso a determinare lo scioglimento dell’amministrazione?.
Il ragionamento non mi convince; se il politico con una delibera tecnicamente perfetta favorisce un terzo in odore di camorra, che c’azzecca- direbbe Di Pietro- il dirigente, il cui compito è appunto vigilare sulla rispondenza degli atti alla normativa vigente?
Mi sembra chiaro che certi automatismi sono assolutamente da evitare, nella giusta separatezza di funzioni; altro discorso evidentemente quando il funzionario collabori attivameente con il politico per aggirare la nromativa. Insomma, ritengo si debba distinguere caso da caso, altrimenti si corre il rischio di una burocrazia che, per legittima difesa, deve entrare nel merito delle decisioni dei politici, e questo non gioverebbe a nessuno. Non è per caso che l’UDC ha qualche conto da saldare con qualche funzionario?
Marzabuccolo
Ma l’ironia nel mio intervento non si è proprio percepita….?
Come si vede che Marzabuccolo difende i dirigenti, si vede che gli conviene ……
Sono profondamente democratico, per cui ritengo che anche i cretini abbiano diritto alla parola; perciò mai mi sentireri di conculcare tale diritto al signor Marcianise, il quale evidentemente incapace di elaborare concetti astratti si rifugia nell’unica arma che possiede, cioè la diffidenza malevola, il retrosubpensiero per cui chiunque dica qualcosa lo fa perché “gli conviene”, a prescindere da quello che dice. Male nazionale, ed ancor di più cittadino.
Vorrei però dare un suggerimento alla redazione; eviti di pubblicare questi cosiddetti “interventi” assolutamente vuoti, inconcludenti, privi di costrutto. Non è censura, ma semplicemente difendere il ruolo di un forum e non farlo decadere a livello di Bar Sport.
Marzabuccolo
marzabuccolo il retropensiero è tuo !! sei tu che hai malpensato. la magistratura ha sequestrato atti provenienti da tutti i settori. Dall’ufficio tecnico, dall’ufficio ecologia, dall’ufficio ragioneria, dall’ufficio scuola, dall’ufficio cimitero ecc. ma sono tutti dell’udc i magistrati ed il prefetto?
e l’ufficio dei vigili urbani? che ne dite? vi risulta che ci sono vigili spospesi dall’incarico ?
DISINFORMAZIONE!!!!
I magistrati non hanno sequestrato niente. La comiisione di accesso non è un organo della magistratura. Gli atti sono stati fotocopiati. Fino ad ora non c’è nessun politico inquisito. Gli unici indagati ERANO Fecondo (questione outlet) dove i magistrati hanno chiesto di indagare chi accusava il sindaco; e gli ex assessori Riccio e Salzillo che sono stati assolti perchè il fatto non sussiste…..
Siete degli SCIACALLI!
MA LO SAI CHE VI SONO DIRIGENTI E DIPENDENTI CHE VIVONO MOLTO AL DISPRA DELLE LORO POSSIBILITA’. AUTO, APPARTAMENTI ED ADDIRITTURA NEGOZI A CUI SI DA LA PROROGA ALL’APERTURA TUTTE LE DOMENCHE DELL’ANNO ILLEGALMENTE.
Vorrei far sommessamente notare che si sta parlando di atti NON CENSURABILI sul piano penale (nè evidentemente su quello amministrativo-disciplinare).
Se la Magistratura o chi per essa sequestra gli atti e vi ravvisa elementi di irregolarità è un altro discorso.O no?
Marzabuccolo
Concordo con Marzabuccolo.
Se c’è stato voto di scambio – per dire – il funzionario non lo sa. Atti perfettamente corretti sul piano formale, potrebbero sottendere interessi illeciti; ma questo non lo sa il dirigente, che controlla solo la fattibilità sul piano giuridico del provvedimento. Allora, se è vero che la responsabilità penale è personale per Costituzione, anche quella amministrativo-contabile non può essere collettiva; laddove vi siano state manchevolezze dei dirigenti,ivi essi debbono essere sanzionati. Così come provvedimenti fondamentalmente tecnici voluti e ispirati dalla classe dirigenziale per interessi illeciti (in senso generico e non necessariamente penale, ma anche amm.vo, contabile, persino civile) non potrebbero a mio sommesso avviso implicare lo scioglimento degli organi comunali elettivi.
In tal senso, condivido pienamente la tesi di Marzabuccolo; mentre quella esposta nell’articolo mi pare claudicante e partigiana; non si ragiona così di diritto. Per interessi politici. Ma avendo riguardo a principi e disposizioni positive. In nessun luogo del Tuel emerge la responsabilità automatica dei dirigenti alla luce delle responabilità della classe politica; e d’altronde ciò è coerente con la separatezza di competenze voluta dallo stesso legislatore, che pone i dirigenti come “notai” ed esecutori “formali” dei dicta della politica, democraticamente legittimata. E come è chiaro, un provvedimento può ben essere compatibile al paradigma normativo di riferimento, eppure sviare dall’interesse pubblico specifico per assecondarne altri, piuttosto oscuri. Ma il dirigente non può e non deve far di queste investigazioni; ma solo verificare che l’esercizio del potere in sé considerato sia corretto oppure no.
Buon lavoro ai giudici TAR.
Leggendo l’articolo dell’UDC si rilevano, tra l’altro, due punti interessanti:
1- il decreto legislativo n.267 del 2000 elenca (all’art.50) tra le competenze del sindaco, la nomina dei responsabili degli uffici e servizi e l’attribuzione degli incarichi dirigenziali;
2- il dirigente è soggetto alla retribuzione di risultato che è correlata al grado di conseguimento degli obiettivi assegnati previa verifica del nucleo di valutazione che è nominato dal politico.
Un doppio filo lega il sindaco ai dirigenti.
La riforma, che voleva emancipare i dirigenti dal potere politico, ha creato un rapporto di subordinazione; logico , perciò, che qualcuno, più “scaltro” riesca a ricavarci anche il suo.